La leggenda del Santo Bevitore di Joseph Roth racconta gli ultimi giorni di un uomo qualunque, che vive in un indefinito angolo di una qualsiasi città moderna. Il racconto dischiude allo spettatore temi e significati misteriosi e ancora aperti, seguendo le vicende di un senzatetto di nome Andreas, allontanatosi da ogni bisogno borghese e materiale. Nei suoi ultimi istanti di vita però, egli si vestirà a protagonista di una serie di prodigi miracolosi, che ne riveleranno l’essenza e la vera natura. Il nostro Andreas si imbatterà così in una serie di incontri fortuiti che lo spingeranno a rientrare nei ranghi di una società perbene e moralista, che lo vuole ancora consumatore, marito, amante, o uomo di potere. Di fronte a queste prove del destino, tra un bicchierino e l’altro, Andreas non si rivelerà un emarginato qualunque della società, ma mostrerà una purezza e un incanto d’animo che lo eleveranno a vero e proprio ‘Santo’. Del resto, il protagonista della storia altri non è che l’alterego dell’autore stesso Joseph Roth, che nei suoi ultimi anni di vita, sebbene universalmente riconosciuto per il sua levatura intellettuale, visse ai margini, scegliendo la miseria e l’isolamento sociale. Nella parabola esistenziale degli ultimi, si può ritrovare l’intima essenza dell’uomo.
Così sarà anche per il Santo Bevitore, in lui purezza e oscurità convivono in un disegno narrativo che ha il sapore di una resa dei conti per l’intera umanità, di fronte ai propri limiti e alle proprie idiosincrasie. La leggenda del Santo Bevitore è uscito postumo nel 1939 e viene considerato il testamento del tormentato scrittore ebreo convertito al cattolicesimo Joseph Roth. Ancora molto attuale è la lotta interiore tra le radici ebraiche dell’autore e la conversione al cattolicesimo, testimoniata dal rapporto a distanza tra Andreas e la statua di Santa Teresa di Lisieux nella chiesa di Santa Maria di Batignolles a Parigi, vicino alla quale il protagonista va a morire cercando di non perdere l’onore pur di saldare un debito contratto enigmaticamente con l’effigie della santa all’inizio della storia.
da Josef Roth
regia Giuseppe Amato
drammaturgia Chiara Benedetti e Giuseppe Amato
con Giuseppe Amato, Chiara Benedetti, Stefano Detassis, Christian Renzicchi e Candirù
scenografie Andrea Coppi
costumi Valentina Basiliana
organizzazione Cristina Pagliaro
produzione ariaTeatro